Message: L'articolo è di otto anni fa. Gli Esami di maturità sono un po' cambiati, la situazione di fondo richiamata nell'articolo mi sembra più o meno la stessa.
Questa scuola media sforna solo piccoli burocrati
di FRANCESCO ALBERONI
Fino a non molti anni fa avevamo una buona scuola media e una cattiva università. A differenza degli americani che avevano una pessima scuola media e una buona università. Ora ci stiamo avvicinando anche noi al loro modello. L'università migliora e la scuola media peggiora. L'università migliora perché, grazie a una maggiore autonomia, si mette in moto la concorrenza. Le università, costrette a finanziarsi almeno in parte con le tasse, cercano di attrarre gli studenti con corsi di laurea più utili, con professori più bravi e con un insegnamento migliore. Gli studenti hanno capito che, se vogliono trovare lavoro in un sistema economico mondiale, devono studiare seriamente. Perciò cercano le università migliori. Pagano di più, studiano di più ed esigono di più.
Nella scuola media invece siamo regrediti. Non c'è concorrenza fra le scuole. Molti insegnanti si sono adagiati nella routine. Non sanno trascinare, affascinare, non sanno insegnare. I ragazzi vanno ancora a scuola perché sono obbligati a farlo. Non sono loro che chiedono di andare. Non sono loro che si battono per essere ammessi. Non studiano perché non temono di essere espulsi e di dover lasciare il posto agli altri. In Giappone è ancora così. La scuola è autoritaria, i programmi difficili.
Il ragazzo sa che se non riesce è spacciato. Lo muovono, due forze potenti: l'ambizione e la paura.
Da noi i programmi sono ridotti, i rischi assenti. Gli studenti non sentono lo studio come qualcosa di essenziale, di vitale per la loro sopravvivenza. Sanno che all'esame di maturità porteranno solo quattro materie e che, se riescono bene in due, se la caveranno. Così non studiano le altre. Sono già tutti dei piccoli burocrati pubblici impegnati a fare il meno possibile, Siedono pigramente nei banchi, ascoltano pigramente l'insegnante. Vedi la loro pigrizia nel modo in cui camminano quando escono dalla scuola. Molli, imbambolati, sembrano un esercito sbandato. Si sono adagiati su un livello minimo di attività. Ma il livello minimo di attività è anche quello in cui ogni movimento diventa più faticoso. E dove non si impara nulla.
Non impariamo se non abbiamo una vera e propria fame e sete di sapere. Non impariamo se non siamo convinti che ciò che studiamo è importante, essenziale. Quando troviamo un libro che ci interessa, lo divoriamo. Ci soffermiamo con avidità sulle parti che ci attraggono, le sottolineiamo. Poi,ce le ripetiamo mentalmente e, qualche giorno dopo, torniamo a rileggerle per imprimercele nella mente. Lo studente che ascolta passivamente l'insegnante e poi, tornato a casa, legge passivamente la lezione anche dieci volte, impara nulla. E quel poco che impara lo dimentica nel giro di due giorni. Ma per imparare occorre un'altra cosa : la determinazione di ricordare. Noi abbiamo una memoria a breve termine e una memoria a lungo termine. Se non siamo determinati a ricordare per sempre, mettiamo in moto la nostra memoria a breve termine. Vi scriviamo il ricordo con un inchiostro che svanisce. Se invece vogliamo veramente ricordare dobbiamo aprire le porte della memoria a lungo termine, e incidervi i ricordi col fuoco.
In sostanza noi ci ricordiamo solo ciò che afferriamo con passione, che analizziamo con intelligenza e che tratteniamo con avidità. Se mettiamo in moto una carica di motivazione terribile. Per questo impariamo di più se l'esame è difficile, se l'insegnante è esigente. Perché solo allora ci impegniamo in una sfida e mettiamo in campo tutte le nostre risorse.
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